top of page
Immagine del redattoreJessica L.Langdon

OSTACOLI DELLA VITA: 6 CONSIGLI PER TRASFORMARE UN AVVERSITA' IN OPPORTUNITA'

Aggiornamento: 4 ago 2021


Se superare un brutto momento ti sembra impossibile e ricadi spesso nello sconforto, ecco 6 consigli utili per rimettersi in pista e meglio di prima.


“Le avversità possono essere delle formidabili occasioni”.

THOMAS MANN


Quando la vita ci mette alla prova, potremo dire che "lo fa alla grande"; e non è un eufemismo dato che a volte i problemi sembrano arrivare tutti insieme e senza sconti.

Per il grande scrittore Thomas Mann, famoso soprattutto per La morte a Venezia ma non solo, le avversità sono invece delle prodigiose occasioni da cogliere al volo, in grado di farci migliorare concretamente la vita e per non piangersi più addosso in futuro.


Fondamentalmente, dal suo punto di vista, gli ostacoli ci fanno crescere. Si diventa grandi senza abbandonare del tutto la freschezza infantile, ma ci pone la scelta di essere responsabili e ragionevoli davanti alle problematiche quotidiane. Ma bisogna ammettere che per la maggior parte delle persone è particolarmente difficile riuscire a guardare la propria vita in declino con fede incrollabile o prospettiva ottimistica. Come si può uscire dal tunnel rinforzati con la nuova capacità acquisita ed essere pronti per le sfide successive?



Trovare il comportamento giusto per affrontare il problema


"Non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo". Albert Einstein

I tre principali elementi che le persone forti acquisiscono dopo aver sbloccato le paure e superate in definitiva le varie avversità, sono:

  • Il coraggio.

  • la resilienza.

  • la speranza.

Ma come si diventa coraggiosi, resilienti e pieni di speranza?

Innanzitutto, l'atteggiamento migliore dopo un primo legittimo crollo emotivo in cui il pianto può essere un aiuto prezioso in questa prima fase, è quello di cercare di inquadrare la situazione, ponendo a se stessi una semplice ma diretta domanda, e cioè: se non ha funzionato così, quale è la strada che potrei intraprendere ora?


Iniziare un vero e proprio dialogo interno strategico con se stessi è già un primo modo di affrontare lucidamente il problema; infatti, cercando di capire quali sono le alternative che si possono presentare nel nostro piano di problem solving, il dialogo lucido ci riporta innanzitutto con i piedi per terra, invece di continuare a caderci dentro. La chiave di svolta, poi, si ritrova nell'intento di risolvere, mentre l'azione si concretizza con il giusto atteggiamento verso il problema da affrontare, che ci farà divenire delle persone nuove e migliori.


A tal proposito, anche Albert Einstein suggeriva questo concetto, dicendo che: Non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo.” Pertanto, l'intenzione e la diversa posizione di osservazione sono i due punti di partenza per rispondere al problema "strategicamente", come sottolinea anche un altro genio, ma poco conosciuto di Claude Shannon, (di cui suggerisco un approfondimento) il quale con la pubblicazione nel 1948 del suo libro "A Mathematical theory of Communication", egli influenzò di fatto l'informatica, la fisica e l'ingegneria, formulando una metodologia ben precisa sulla definizione e risoluzione di un problema, ponendo di fatto due passaggi importanti, uno conseguente all'altro e cioè:

  • comprendere il cuore del problema, escludendo tutti i dettagli più o meno importanti e focalizzando la propria attenzione al nucleo stesso del problema;

  • applicare il pensiero creativo, eliminando quello logico che evitando le premesse per trarre la conclusione ma scegliendo invece la strada olistica della riformulazione del problema ed analisi più sfaccettata, vista da diverse angolazioni.

In ultima analisi al pensiero geniale di Shannon, vi è un terzo aspetto importante e che si unisce agli altri due e cioè: che avere tante opzioni è meglio che averne solo una. In questo modo, seguendo la logica di Shannon, è possibile scegliere la migliore delle soluzioni per una suddetta circostanza. Pertanto, i valori di ottimismo, resilienza e coraggio che le persone raggiungono dopo aver risolto le avversità, si potrebbero tradurre con ascolto, accettazione e determinazione.




Imparare a guardare avanti


Come abbiamo visto, se il coraggio, resilienza e speranza si possono raggiungere mettendo in atto un vero e proprio "piano strategico" di attacco al problema e di definizione della sua risoluzione con l'utilizzo di volontà, lucidità mentale e creatività, ci chiediamo a questo punto:

  • quale è la caratteristica che spinge verso il raggiungimento del migliore risultato possibile?

Imparare ad andare avanti è il fulcro del lavoro che un coraggioso, resiliente e ottimista compie per raggiungere i suoi obiettivi al di là delle avversità del momento. Andare avanti è una scelta di base, che è anche nel nostro essere umani e che rappresenta la vita stessa, attraverso il respiro che la fa da guida. Ed è proprio il respiro che ci aiuta a focalizzare la nostra attenzione verso i risultati ed alleggerire il peso che un avversità rivela con tutta la sua atrocità.

Un lutto importante, la perdita di un amore o di un lavoro o di entrambi, sono fatti difficili da affrontare, soprattutto se ci sentiamo soli ed abbandonati anche dagli amici più cari.

  • Che fare allora? Come affrontare tutto questo e avere una visione più ampia che non ci faccia mollare e ci dia la spinta per continuare a procedere sempre in avanti?

Sappiamo che pensare incessantemente al problema è l'errore più comune. E da questo punto bisogna quindi ripartire; cioè prima di attivare il nostro piano strategico per superare il problema con volontà e consapevolezza, dobbiamo distrarre il problema e spostare la nostra attenzione altrove, attraverso tre vie di fuga positive come:

  • meditazione: si sa che la meditazione aiuta lo spirito, la mente ed il corpo. E provare nuove esperienze, come la meditazione, allarga soprattutto la visione delle cose. Iscriversi ad un corso oppure provare già a dedicarsi all'ascolto del respiro, senza controllarlo, è un ottimo inizio per conoscere meglio se stessi e calmare i pensieri inutili e distruttivi.

  • ascoltare una persona competente: se ci sentiamo imbarazzati a parlare dei nostri problemi ad amici e familiari, possiamo rivolgerci ad un esperto. (ci sono anche degli ottimi consultori gratuiti che operano in diverse città). Sfogarsi con persone che non ci conoscono al di fuori dello studio di ascolto, favorisce infatti alcuni aspetti interessanti di noi stessi tra cui: quello di non sentirsi giudicati e di ricevere suggerimenti su noi stessi e sul problema di tipo obiettivo che cogliamo poi in modo più efficace.

  • inseguire le proprie passioni: riprendere a scrivere, andare al cine, iniziare un corso di tango, viaggiare, farsi un aperitivo con gli amici. Qualsiasi attività creativa, che ci piace, ci fa anche bene, anche se non ci crediamo fino in fondo, ma è così, perché il corpo ci porta a volte in luoghi che non sappiamo neanche esistano. E allora perché non provare a seguire l'intuito e semplicemente lasciarsi andare. Già questa, sarebbe una bella vittoria, no?



Quello che non ti uccide, ti fortifica

"Quello che non mi uccide, mi fortifica". Friedrich Nietzsche

Vi chiederete, ma se le avversità sono così importanti e prodigiose, perché stiamo così male e non riusciamo a superarle così velocemente, anche se seguiamo alla lettera tutte le strategie possibili? E poi è così importante vedere sempre il bicchiere sempre pieno, anche se tutto ti crolla addosso? Perché si devono considerare delle manne dal cielo anche quando la sventura si abbatte contro di te in modo terrificante?

E' ovvio che questi sono tutti quesiti legittimi, che anzi sono necessari per comprendere che l'uomo/donna è un essere meraviglioso ed anche per questa ragione: dato che gioia e dolore sono in realtà le due facce della stessa medaglia e a cui bisognerebbe rivolgere lo stesso sguardo compassionevole e di accettazione, quanto possibile. Riprendendo una famosa frase del celeberrimo Pensatore Friedrich Nietzsche, il quale diceva che "quello che non mi uccide, mi fortifica"; e dobbiamo credergli, visto che l'idea di fondo che si nasconde dietro le avversità, è proprio la possibilità di rivelare il lato migliore di ognuno di noi. Quindi, cercando di riprendere le domande poste sopra, potremo forse dire che:


  1. Esternare rabbia ed irrequietezza (in una prima fase) può essere efficace per far tirare fuori quello che ci ha avvelenato; e cercare di accettare il nostro lato oscuro è già un primo passo per farci uscire dal quel terrificante tunnel del "non posso, non riesco o non ce la faccio";

  2. Tutto scorre con o senza di te, nel senso che tutte le situazioni (inclusi i problemi)i non sono infiniti e pur se difficili da affrontare, hanno anche loro un inizio ed una fine. E già questo aspetto, (forse un pò Zen e da non sottovalutare), può suggerire un ulteriore slancio nella motivazione per vedere quel bicchiere mezzo pieno anziché vuoto, e stimolare l'azione di cambiamento che spinge ad andare avanti;

  3. Ascoltare se stessi e non troppo le opinioni altrui (soprattutto se negative) è certamente un modo per non peggiorare la situazione già non facile che stiamo attraversando. In breve, è necessario essere il più realisti possibile, che vuol dire soprattutto non avvicinare troppe quelle persone cosiddette tossiche nelle nostre situazioni o progetti futuri, perché aggiungeranno ulteriori ostacoli al raggiungimento degli obiettivi, in parte già stabiliti. I problemi sono problemi, ma dipende sempre da come NOI li consideriamo. Ed è esattamente questo il momento di cambiare la prospettiva, spostando l'attenzione, e dando sfogo alla creatività con strade nuove da percorrere.


I reali benefici che un problema ci può regalare


Nel superare le innumerevoli avversità che la vita ci presenta, avviene che a volte vorremmo davvero mollare tutto ed è la fatica l'unica risposta reale che si pone tra noi ed il problema. Ma guidare con il sudore ed in salita (come nella foto sopra), può rivelarsi la migliore delle indicazioni per essere felici e migliori. Vediamo allora i 6 motivi per cui le avversità fanno bene all'anima:

  1. "Apprezzare cose nuove": considerando le situazioni come puri miracoli quotidiani che si intende anche vedere le cose per la prima volta, con occhi nuovi e testa nuova;

  2. "La curiosità come joie de Vivre": nel viaggiare, leggere, studiare e conoscere nuove persone, si continua ad imparare, a crescere ed evolvere come persone, verso quello che vogliamo diventare. La curiosità è una perfetta medicina anche contro la solitudine, depressione, in cui il nostro corpo e mente si allenano in una continua danza di gioia del vivere, se vogliamo;

  3. "Credere in se stessi": noi costruiamo il nostro destino, se abbiamo la dose giusta di fiducia. Possiamo raggiungere vette altissime. E quando avviene, allora si che nessuno vi potrà fermare perché lo avrete verificato di persona che niente è impossibile. Voi siete il migliore o peggiore nemico di voi stessi. Pensateci!

  4. "Maggiore consapevolezza": le avversità, se affrontate con un atteggiamento lucido, volenteroso e creativo, contribuiscono alla maggiore comprensione di se stessi per calmare il brusio della mente; tutto ci comincia ad apparire più lontano e a volte buffo o grottesco;

  5. "Ogni avversità nasconde una lezione preziosa": chi lo ha esperimentato davvero sulla propria pelle, può confermare questa teoria; ogni situazione complicata, se vogliamo, può aprirci a delle lezioni che non abbiamo visto in precedenza da mettere in pratica per le successive. Una scuola della vita che insegna la vita stessa!

  6. "Diventare dei "Leoni Coraggiosi, resilienti e ottimisti": immaginarsi quello potremo divenire, è già come averlo esaudito. E nessuno poi potrà fermarvi, perché avrete imparato una lezione, forse la più importante: di quanto siete stati fortunati a ricevere un regalo cosi grande, che vale nella trasformazione di voi stessi nel "lato migliore" che desideravate.


JOMOSOPHY consiglia:


"La morte a Venezia", di Thomas Mann, 2015.

"A Mathematical theory of Communication", di Claude shannon, 1963.


Post recenti

Mostra tutti

Comentarios


bottom of page